La Festa delle Marie é la più antica fra le feste veneziane ed é avvolta per molti aspetti nelle nebbie della leggenda.

Sono, infatti, da ricercare più nella leggenda che nella storia le origini di questa festa che, sino a quando non fu soppressa nel 1379 in relazione, sembra, agli eventi della guerra di Chioggia, fu la festa che senz’altro vide la maggiore partecipazione popolare, dando luogo ad uno straordinario afflusso di visitatori stranieri, di foresti come ancora oggi sono chiamati coloro che si recano a Venezia  per lo più per turismo.

Nessuna altra festa raggiunse mai la popolarità, la fastosità della Festa delle Marie, neppure, forse, la Festa de la Sensa con lo Sposalizio del mare.

Verso la fine del X secolo, la data è incerta, si stavano un giorno solennemente celebrando nella cattedrale di San Pietro di Castello  o di Olivolo, come originariamente era chiamata, prendendo il nome dall’isola omonima, le nozze di talune fanciulle, appunto durante la Festa dei matrimoni, quella festa che molto più tardi, sarebbe divenuta la Festa delle Marie, talora indicata nei documenti anche come ludi Mariani. Le più remote origini, le radici della Festa dei matrimoni sono generalmente considerate asiatiche, risalgono ad un’epoca molto anteriore alla dominazione romana, ai tempi dei cosiddetti veneti primi, a molto prima quindi che subentrassero i veneti secondi, coloro che sarebbero poi stati i veneziani.

Il rito si celebrava ogni anno nell’anniversario della Traslazione del corpo di San Marco, cioè il 31 gennaio, o il 2 febbraio, giorno della Purificazione di Maria e le coppie di sposi novelli erano sul punto di ricevere la solenne benedizione del vescovo, presente il doge, il suo seguito ed un folto stuolo di persone di ogni ceto; le fanciulle avevano ognuna accanto a sé il proprio corredo racchiuso in casse denominate arcelle, in taluni documenti indicate anche con il nome di capselle.

        All’improvviso, in parte dalle macchie di arbusti e dalle siepi attorno alla chiesa, in parte dalle barche in cui erano appiattati e, secondo alcune cronache, anche dall’interno della chiesa stessa, ove si erano introdotti, nascondendo le armi sotto le vesti, sbucarono alcuni individui - pare si trattasse di pirati narentani o triestini o istriani - che assalirono gli astanti, uccisero e ferirono molte persone, rapirono le donzelle, si impadronirono delle arcelle e velocemente fuggirono a bordo delle loro imbarcazioni. Trascorso il primo momento di sorpresa e sbigottimento, i veneziani si ripresero e, con lo stesso doge alla testa, si gettarono all’inseguimento, mentre intanto la notizia si era diffusa e rinforzi continuavano ad affluire da Venezia.

        I veneziani riuscirono a raggiungere i pirati, che nel frattempo erano giunti a Caorle, in un punto, denominato poi porto delle donzelle .

        Questo il quadro che, sempre secondo la leggenda, sarebbe all’origine del fatto.

I pirati, che è da ritenere stessero gozzovigliando e fossero quindi storditi ed ubriachi, mentre stavano dividendosi il bottino, apprestandosi probabilmente ad usare poi violenza alle ragazze (la cui sorte sarebbe stata quella di essere vendute come schiave), sorpresi a loro volta dall’immediatezza e dalla rapidità dell’inseguimento, vennero assaliti e uccisi. Secondo alcuni i loro cadaveri furono, per ordine del doge, gettati in mare perché non avessero nemmeno degna sepoltura; dopo di che i veneziani ritornarono trionfalmente a Venezia.

        Sempre secondo la tradizione venne da allora stabilito che, a perenne ricordo e celebrazione di quell’evento, il giorno della Purificazione di Maria, il doge si recasse ogni anno alla chiesa di S.ta Maria Formosa per ringraziamento alla Madonna; e questa visita, questa andata avvenne sempre, anche dopo l’abolizione della Festa delle Marie, sino alla fine della Repubblica e fu l’unico segno di sopravvivenza della Festa delle Marie, che la fantasia popolare da un lato, quella dei cronachisti e di non pochi studiosi dall’altro, non mancò di arricchire di vari elementi che non  trovano alcun riscontro storico documentato.

La tradizione, che ha tramandato la leggenda del ratto, non è attendibile perché, data la notevole affluenza di popolo che assisteva alla festosa cerimonia, i pirati che si sarebbero introdotti furtivamente nella laguna, ben difficilmente avrebbero potuto agire senza incontrare resistenza.

        Si ritiene piuttosto che l’origine della festa possa risalire alla vittoria su Gaiolo, temibile pirata che spesso era riuscito a penetrare nella laguna e a rapire uomini e donne riducendoli in schiavitù; ed è anche verosimile che il pirata sia stato assalito nell’estuario di Caorle, nel luogo che poi prese il nome di Porto delle Donzelle. Comunque la celebrazione ebbe un carattere ufficiale, raggiungendo una rimarchevole fastosità con regate, balli e altri spettacoli; essa fu sospesa nel 1379 in conseguenza delle drammatiche vicende della guerra di Chioggia, e successivamente limitata alla sola visita del Doge nella Chiesa di S. Maria Formosa.

        Da allora sono trascorsi oltre sei secoli, molto è stato scritto sulla Festa delle Marie, ma solo negli ultimi anni - se non andiamo errati dal 1999 - la festa è stata riesumata per iniziativa congiunta del quotidiano Il Gazzettino e del regista Bruno Tosi, in concomitanza con l’inizio ufficiale del Carnevale di Venezia.

        La Festa delle Marie così come viene effettuata oggi, facendola coincidere con l’apertura ufficiale del Carnevale veneziano, in pratica consiste in un corteo, la cui sfilata è aperta da alcune ragazze scelte con lo stesso criterio, più o meno, con cui si procede all’elezione di una cosiddetta miss in questo o quel concorso di bellezza, tanto che é stata ventilata l’ipotesi di eleggere con l’occasione appunto una miss Venezia, da scegliersi tra le ragazze che sono state selezionate per la partecipazione al corteo delle Marie; tutto ciò sembra snaturi lo spirito, quello dei primi tempi almeno, che animava la Festa delle Marie, del significato che vi attribuivano i veneziani; non per nulla le autorità della Serenissima, a parte il mutato clima dovuto alla guerra di Chioggia, prima imposero dei limiti al dispendio, al dilagare di quello che oggi potremmo porre sullo stesso piano di uno smodato consumismo, allo spreco determinato dalla smania di primeggiare delle famiglie patrizie,  poi decisero di abolire del tutto la festa.

        Ciò che è rimasto in comune con l’antica festa è semmai l’aspetto negativo che essa aveva assunto: un’attrazione turistica di massa a cui i veneziani ben poco sono interessati, né più né meno di quel che sta accadendo con il carnevale a cui, infatti, il corteo delle Marie è oggi associato.

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