I  ponti costituiscono il solo mezzo di comunicazione, a parte le imbarcazioni, tra le due sponde di un canale  e pertanto di essi ci si deve necessariamente avvalere per attraversare un rio, dal latino rivus, e recarsi dalla parte opposta.

Con il trascorrere del tempo, mano a mano che Venezia andò sempre più assumendo l’aspetto di quella città che sarebbe divenuta, le tante isolette da cui era costituita furono congiunte da ponti.

        I primi ponti di Venezia furono inizialmente di legno - ai primordi dell’esistenza di Venezia, anzi, non più che delle semplici passerelle, spesso mobili - ma già nel secolo XIV accanto a questi ne esistettero taluni costruiti parte in legno, parte in pietra ed altri già tutti in pietra.

In prosieguo di tempo la pietra andò progressivamente sostituendosi al legno e quanto al tipo di pietra da usare, la scelta cadde sulla sulla  “pietra d’Istria, un particolare tipo di roccia estratto dalle cave dell’omonima penisola che si trova dall’altra parte del Golfo di Venezia, e quindi relativamente facile da approvvigionare e che si è dimostrata particolarmente adatta allo scopo, proprio in considerazione delle sue ineguagliabili caratteristiche di resistenza all’ambiente marino. E’ quello stesso tipo di pietra usata dalla Serenissima per la costruzione della diga costituita dai Murazzi.

        I ponti sono da considerare un elemento vitale e generalizzato della trama stradale cittadina, una necessità storica. Se si eccettuano quelli (numerosi) che uniscono due fondamente opposte o due tratti della medesima fondamenta interrotta da un rio, si può dire che quasi tutti i ponti veneziani sono più o meno irregolari, anzi ‘storti’,  cioé posti di sghimbescio sul canale, obliqui rispetto all’asse del canale stesso, perché devono collegare due strade che sboccano sull’acqua non esattamente faccia a faccia, sorte autonomamente.

        Originariamente non si sarebbe nemmeno dovuto usare il termine ponti per indicare quelli di Venezia, essendo essi costituiti da poco più che da passerelle in legno spesso mobili; verso la fine del secolo XII, lo stesso ponte di Rialto era su barche.

Poi si cominciò a costruire i ponti veri e propri, taluni in legno, altri in pietra, oppure in parte di legno, in parte di pietra e furono questi che con il tempo finirono per costituire la maggior parte dei ponti veneziani, attualmente oltre 400, per la precisione 443, tra pubblici e privati, così come non mancarono e non mancano i ponti in ferro o di struttura che potremmo indicare come mista costituiti ad esempio da passerelle in legno o in ferro, con gradinate in pietra o,  strutture portanti in ferro con scalini in pietra e via dicendo.

Una singolarità dei ponti veneziani è costituita dal fatto che, pur numerosi come sono, non ne esistono due uguali fra loro, con la sola eccezione dei due ponti in ferro denominati Ponte Priuli e Ponte Priuli II., entrambi nel sestiere di Cannaregio, nella contrada di Santa Sofia. Una volta esistevano anche sul Canal Grande, altri due ponti in ferro ma di ben altre proporzioni, il ponte dell’Accademia ed il ponte degli Scalzi.

        La costruzione dei due primi ponti in pietra  esistenti a Venezia  - quelli de la Canonica e di San Provolo, il primo nel sestiere di San Marco, il secondo in quello di Castello, al limitare del sestiere di San Marco, nella contrada di San Zaccaria - sembra risalga al 1172.

        Ai ponti suddetti seguì la ricostruzione in pietra - essi già esistevano in legno - di quelli di San Barnaba nel 1337, quello della Paglia (1360), e di quello di San Biagio, sul Rio della Tana, recentemente ribattezzato come Rio di San Biagio.

        Con il trascorrere del tempo, con le sempre maggiori esigenze di viabilità pedonale che comportava il continuo incremento della popolazione e quindi del territorio abitato, da un lato andò aumentando il numero dei ponti - pochi in legno, qualcuno anche in ferro - dall’altro, sempre in relazione alle indicate necessità, si ritenne necessario l’interramento di alcuni rii, cosa che venne però effettuata raramente con prudenza e cautela sino al secolo XVI, poi sempre più spesso, soprattutto dopo la caduta della Repubblica. 

        Di conseguenza, si ebbe da una parte un aumento di strade , di salizade, comparsa dei rii terà, dall’altro costruzioni di nuovi ponti per rendere più agevole, per abbreviare la strada da percorrere da un lato piuttosto che dall’altro di un rio; così come, per logica conseguenza, andarono aumentando le fondamente.

        Si potrebbe insomma dire che a Venezia il problema spazio esistette sempre, intendendo per spazio sia quello edificabile, sia quello destinato alla percorribilità; e per ovviare alle difficoltà che ciò creava si usava ricorrere a sistemi che richiedevano inventiva e industriosità.

Non pochi sono i ponti a Venezia che hanno rampe che si diramano in più direzioni, piani che si allargano consentendo l’apertura di ingressi ad abitazioni, negozi, osterie; non sono rare le fondamentine pensili lunghe quattro, cinque, anche venti metri, gettate per rubare un altro po’ di spazio e permettere il collegamento col ponte ad abitazioni che diversamente avrebbero soltanto l’entrata sull’acqua (si veda, ad esempio, il Ponte del Pistòr , detto ‘delle Paste’, a San Lio). Un altro esempio particolare è, fra i tanti, quello costituito dal ponte di San Giovanni Grisostomo, che porta dalla zona di Rialto a quella di Strada Nova - ponte da sempre conosciuto dai veneziani come el ponte dei zogàtoli - sull’ampio ripiano del quale, fra una gradinata e l’altra, si apre la vetrina di un  negozio di giocattoli.

        Come abbiamo già precisato i ponti veneziani debbono considerarsi suddivisi in tre categorie: ponti in pietra, ponti in ferro, ponti in legno; e a tali categorie una quarta se ne deve aggiungere, quella, di cui si è fatto cenno, dei ponti misti, partecipi cioè di alcune caratteristiche peculiari di questa o quella delle altre tre.

Le due prime categorie debbono considerarsi strutture permanenti, la terza, quella dei ponti in legno, deve considerarsi struttura provvisoria, anche se ormai nessuno pensa seriamente di poterli sostituire con altri più ‘duraturi’, come accadeva in passato. Tutto questo, naturalmente, prescindendo dal fatto che si tratti di ponti pubblici o di ponti privati.

 Poiché tuttavia la grande maggioranza dei ponti di Venezia è costituita da quelli in pietra, è soltanto su questi che ci soffermeremo, con l’eccezione del Ponte dell’Accademia che fu prima in ferro e poi, come attualmente è ancora, in legno, anche se solo apparentemente, poiché in effetti di legno è solo il rivestimento.

Ci soffermiamo ora su taluni ponti che qui di seguito elenchiamo; circa il criterio seguito per la scelta, puramente esemplificativa, è più che altro quello della curiosità – o dal punto vista storico o da quello del costume – a volte sollecitata dalla stessa denominazione o da qualche altra ragione particolare.

Ponte di Rialto

Ponte dell’Accademia

Ponte degli Scalzi

Ponte della Paglia

Ponte dei Sospiri

Ponte dei Dai

Ponte dei Pugni

Ponte di Calatrava

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