Marangoni da nave (carpentieri)
Il capitolare dei marangoni da nave nasce nel 1271 e stabilisce che l’apprendistato, garzonato più lavoranzìa, deve durare complessivamente otto anni e che il capomaestro non può avere più di un apprendista. Tutti i marangoni avevano il privilegio di ammissione all’Arsenale; anche se un numero ridotto lavorava autonomamente doveva però indicare al proprio caposquadra lo squero in cui prestava la propria opera.
Come i calafati, anche i marangoni dovevano prestare dei servizi obbligatori per lo Stato; ad esempio avevano l’obbligo di costruire o riparare il bucintoro. In tale periodo le maestranze non venivano pagate, ma ricevevano dal doge cibo e bevande.
(L'insegna dei marangoni da nave)
Oltre ai marangoni da nave esistevano i marangoni da città, che si occupavano della costruzione di case, mobili, cornici ed altro. Oggi, a Venezia, la voce marangòn sta ad indicare soltanto il comune falegname.
I marangoni, sia da nave che da città, erano a Venezia talmente numerosi da costituire il numero maggiore dei lavoratori, tanto che a loro è dovuta la denominazione di marangona data alla più grossa campana del campanile di San Marco, che con il suo suono indicava l’inizio del lavoro in città.
L’importanza politica e militare di questa corporazione, così come di quella dei calafai e delle altre arti legate all’attività dell’Arsenale era tale che il controllo dello Stato era molto stretto e rigoroso.
Inoltre ai marangoni, come agli appartenenti ad altre arti interessanti l’attività statale, era fatto divieto di lavorare a cottimo e di lasciare Venezia.