Festa de la Sensa

Qual’era alle origini la ragion d’essere della Festa de la Sensa? Che cosa significava, perché nacque?Due furono gli eventi che ne determinarono e poi svilupparono l’istituzione, l’uno di carattere militare per motivi di sicurezza marittima, con profonde conseguenze politiche, l’altro di natura diplomatica, anch’esso con altrettanto importanti conseguenze politiche. Furono entrambi eventi che, verificatisi a 179 anni di distanza l’uno dall’altro, si rivelarono di fondamentale importanza per quanto ne derivò nella storia di Venezia, dell’intero mare Adriatico, del vicino Levante:

1.  la pratica acquisizione dal 998 del dominio o, in quel momento almeno, del controllo della Dalmazia da parte di Venezia, il crearsi di una sorta di protettorato della stessa, il che avvenne durante il dogado di Pietro Orseolo II, a seguito della richiesta di aiuto delle popolazioni dalmate continuamente minacciate e vessate da croati e narentani;

2.  riconoscimento, nel 1177, da parte del papa Alessandro III, del dominio veneziano sull’Adriatico e questo in seguito al ruolo di mediazione avuto da Venezia nella lotta tra il papato e l’imperatore Federico Barbarossa. Quando ciò si verificò, la Festa de la  Sensa esisteva già e fu allora che nell’àmbito della stessa, a renderla più fastosa e solenne, si inserì lo Sposalizio del mare che determinò poi a sua volta, a breve distanza di tempo, l’istituzione della Fiera de la Sensa.

 

 Istituzione della Festa de la Sensa -

       Correva l’anno 998 quando il doge Pietro Orseolo II espose in consiglio il proposito di dare inizio a quell’impresa che avrebbe costituito il preludio del predominio veneziano in Adriatico, quel predominio che avrebbe reso la Dalmazia, in compenso dell’aiuto recato, tributaria di Venezia.

      La proposta fu accolta con entusiasmo dall’assemblea ed il giorno dell’Ascensione - in periodo pertanto primaverile, ricorrendo l’Ascensione quaranta giorni dopo Pasqua - si diede inizio all’operazione, dopo che il doge ebbe ricevuto dalle mani del vescovo di San Pietro di Castello il vessillo che avrebbe poi condotto Venezia di vittoria in vittoria.

Il risultato della vittoriosa spedizione del doge Orseolo fu sanzionato dall’unanime acclamazione che gli confermò il titolo di Duca di Dalmazia, titolo che sarebbe andato ad aggiungersi a quello di doge di Venezia; e sin da quel momento si stabilì che ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, il doge si sarebbe recato al Lido, a rendere omaggio al mare, a ricordo e monito per chiunque dell’intervenuto dominio di Venezia.

Fu così che ebbe inizio la Festa de la Sensa. destinata a divenire in prosieguo di tempo più solenne con l’abbinamento allo Sposalizio del mare.

 Ai tempi della sua primitiva istituzione veniva preparata una barca detta  piatto e non è da escludere che in tale piatto debba individuarsi quel tipo d’imbarcazione sontuosa, denominata peatòn, coperta di drappo d’oro ed entro la quale vi era un mastello d’acqua, un vaso di sale per consacrarla, ed un aspersorio di rami d’ulivo; i canonici ed i chierici in cotta  e piviale vi entravano, e si dirigevano al canale di s. Nicolò di Lido ad aspettare il naviglio del doge che sarebbe divenuto poi il famoso Bucintoro.

Due canonici intonavano l’Exaudi nos, Domine, e, terminate le litanie, il vescovo alzandosi pronunciava con raccoglimento le parole in latino “Degnati, o Signore, concedere che questo mare sia a noi, e a tutti quelli che sovr’esso navigano, tranquillo e quieto”, poi benediceva l’acqua e giunto a s. Nicolò, prima di avanzarsi nel mare, il vescovo si avvicinava alla barca del doge, aspergeva il doge e gli altri che erano con lui, e versava il resto dell’acqua nei flutti; compiuta la funzione religiosa, il doge ritornava a Venezia ed era giorno di grande festa.

 

Lo sposalizio del mare -       

        La visita al mare acquistò maggior pompa e solennità dopo che il pontefice Alessandro III, grato per l’appoggio ottenuto dai Veneziani nelle sue contese coll’imperatore Federico Barbarossa, trovandosi nel 1177 in Venezia, consegnò al doge Sebastiano Ziani un anello benedetto colle parole:”Ricevetelo in pegno della sovranità che voi ed i successori vostri avrete perpetuamente sul mare”.

        Da quel tempo in poi il doge, nel giorno della Sensa, salito sul Bucintoro guidato da tre ammiragli dell’Arsenale, a cui obbedivano cento capimaestri, e condotto da cento e sessanta artieri dell’Arsenale medesimo, disposti a quattro per remo, si dirigeva da S. Marco verso il Lido.

        Giunto il corteo all’’isola di S.Elena, il doge ritrovava il vescovo che attaccava la propria barca, adorna di felze  dorato, al Bucintoro, aspergeva il capo dello Stato di acqua santa, e gli offriva in regalo, per mezzo d’un chierico, alcune rose damaschine sopra un vassoio d’argento. Il corteo continuava quindi l’andata fino all’uscita del porto di Lido, ove veniva versato nel mare un vaso d’acqua benedetta, ed il doge vi lasciava cadere un anello d’oro anch’esso benedetto colle parole: “Desponsamus te mare in signum veri perpetuique dominii‘.

        Finché Venezia si affermò dominatrice nei mari, la simbolica cerimonia mantenne tutto il suo prestigio; quando Venezia dovette cedere e ridursi alla difensiva di fronte ai Turchi, lo sposalizio del mare conservò solamente un valore di attrattiva.

 

Fiera de la Sensa

         La trattazione della Fiera de la Sensa, pur non rientrando specificamente tra le Feste sull’acqua, è pur sempre una diretta conseguenza dell’istituzione dello Sposalizio del mare.

        La Fiera concorse non poco ad alterare la natura della Festa de la Sensa ed a provocare ciò furono proprio quei motivi di natura commerciale, di scambi, di vendite ed acquisti, soprattutto delle vendite di merci e servizi d’ogni genere agli stranieri, ai foresti, da parte dei veneziani che ne determinarono l’istituzione; il quadro generale che si presentava era quindi ben diverso da quello austero delle origini, predominando ormai quelle “pompe posteriormente introdotte a fasto mondano ” cui accennano anche storici insigni come il Romanin.

La Fiera de la Sensa finì insomma per travisare, poco dopo l’introduzione dello Sposalizio del mare, il vero significato della cerimonia ed ancor più quello originario della Sensa dei primi tempi.

 

La ‘Sensa’ oggi  -

        Sin dal 1965 si cominciò a considerare la possibilità di far rivivere questa festa, soprattutto incentrandola sulla cerimonia dello Sposalizio del mare, ma soltanto nel 1989 nacque a tale scopo, costituito da privati e da associazioni culturali, il Comitato de la Sensa e giustamente è stato detto che “il voler riproporre la ‘Festa de la Sensa’ oggi, non è mera imitazione del  passato, ma è l’aver capito che il passato, la tradizione ci possono aiutare nel vivere il presente e prepararci al futuro “.

        Bisognerà tuttavia giungere al 1993 prima che si inizi a muoversi su quel terreno concreto che porterà alla reistituzione della festa ed il 25 aprile dello stesso anno, festività di San Marco, per volontà ed iniziativa appunto del Comitato de la Sensa, viene presentato in palazzo ducale l’impegnativo progetto “Guardando al Millennio 1000 - 2000 ”.

        Da allora è tutto un succedersi di iniziative del Comitato che “inizia a realizzare quelle che erano delle semplici proposte “, proposte che via via “in pochi anni raggiungeranno traguardi“ dei quali lo stesso Comitato si dichiara “giustamente orgoglioso”.

        La prima di tali iniziative, risalente all’aprile del 1993, consiste nel bandire un concorso - denominato Osella della Sensa - riservato ad allievi ed ex allievi della scuola dell’Arte della medaglia della Zecca dello Stato, concorso che destò subito grande interesse.

        Non sono mancate altre numerose iniziative, fra cui una regata de la Sensa ed in particolare il gemellaggio con alcune città dell’Adriatico tra cui Fiume, Trieste, Cervia, Bari; tra queste iniziative sono da segnalare anche la progettata ricostruzione del Bucintoro.

        Infine si riparla di reintrodurre la Fiera de la Sensa ed in embrione si è intanto dato vita, anni or sono, a San Nicolò di Lido ad una ricostruzione coreografica con bancarelle del ‘700 per proporre i prodotti dell’artigianato locale di oggi.

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