L’unico ponte che anticamente scavalcava il Canal Grande, dai veneziani denominato anche Canalazzo, era il ponte di Rialto, che per secoli esistette in legno ed in legno fu più volte riparato ed anche ricostruito, sin quasi alla fine del XVI secolo, quando finalmente esistette in pietra .
Gli stazi dei traghetti lungo la splendida via acquea erano allora molto numerosi e numerosi rimasero, pure essendone alcuni scomparsi, anche dopo la costruzione - per la quale però si dovrà giungere al periodo della seconda occupazione austriaca - del ponte degli Scalzi, nelle vicinanze della stazione ferroviaria e del ponte dell’Accademia, situato all’altezza dell’Accademia delle Belle Arti. Inizialmente l’unica possibilità per passare da una parte all’altra della città senza avvalersi di un ponte era costituita dall’esistenza sul Canal Grande degli stazi di gondole da traghetto che consentivano l’attraversamento del canale che divide Venezia in due parti: de citra, cioè al di qua, e de ultra, cioè al di là, del canale. Oggi non sono molti i traghetti urbani esistenti; quanto a quelli extra urbani, sono stati sostituiti da vaporetti e motoscafi per i collegamenti tra determinati punti della città e località della terraferma e dell’estuario.
Non si è mai potuto stabilire a quando risalga l’istituzione dei traghetti veneziani, da considerarsi veri e propri servizi pubblici a pagamento; si può però dire che una ricerca a questo riguardo avrebbe un senso relativo. L’origine dei traghetti, infatti, deve necessariamente identificarsi con l’esistenza stessa di Venezia, ad essa connaturale e si perde quindi nella notte dei tempi; leggendaria essendo l’origine di Venezia, altrettale si deve considerare quella dei traghetti.
Essi comunque esistevano già - e sicuramente da tempo (quello per Murano, ad esempio, si fa addirittura risalire al IX secolo) - nel secolo XI, né poteva essere diversamente, data la particolarissima configurazione di Venezia e considerando quali erano i soli modi di contatto sia con la terraferma, che con le isole e le località dell’estuario, prima dell’istituzione dei battelli a vapore e della costruzione dei ponti translagunari per i collegamenti ferroviari e poi anche automobilistici
I traghetti di cui si è detto possono così suddividersi:
1. traghetti adibiti al tragitto da una riva all’altra del Canal Grande (o di quei canali interni, come il Canale di Cannaregio, che ancora non erano attraversati da ponti; furono questi, infatti, i primi traghetti a scomparire, mano a mano che i ponti vennero costruiti). Questo tipo di traghetto era detto anche da bagatìn, così denominandosi la moneta, di modestissimo valore, che costituiva il costo del tragitto. Prima del bagatìn era in uso una moneta di valore ancora più basso, detta quartarolo; solo alcuni di questi traghetti, sono tuttora in funzione sul Canal Grande;
2. traghetti adibiti al tragitto tra Venezia e Murano o tra Venezia e il Lido;
3. traghetti adibiti al tragitto tra Venezia e talune isole dell’estuario - Burano, Torcello, Mazzorbo, etc. - o che comportavano comunque l’attraversamento di ampi spazi d’acqua aperti;
4. traghetti adibiti al tragitto tra Venezia e la terraferma (Mestre, Marghera, Lizza Fusina); ed a questi debbono aggiungersi quelli che collegavanoVenezia sia con località - come ad esempio Trieste, Fiume, Spalato, Zara - ben al di là della laguna e con il litorale friulano, così come, risalendo i fiumi, con città dell’entroterra, giungendo per esempio sino a Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Pavia, Mantova, Pordenone, Portogruaro, etc. Come si può constatare questi traghetti collegavano Venezia addirittura con località di altri Stati, come nel caso di Pavia, di Trieste, di Mantova.
Se ci limitiamo a parlare delle imbarcazioni in uso per i traghetti destinati o ad uso interno o ai collegamenti con luoghi solo relativamente lontani da Venezia, diremo che queste erano alquanto diverse tra loro in relazione alle distanze che dovevano percorrere, ai tratti di laguna che dovevano attraversare e fondamentalmente erano le seguenti:
- la gondola da città, quella cioè di tipo tradizionale, per i traghetti interni;
- la barchetta, un tipo di gondola di maggior robustezza, che si usava tra Venezia e il Lido e tra le isole - o talune di esse - e la terraferma;
- la gondola da traghetto, che sostituì poi la barchetta e che aveva caratteristiche tecniche ed estetiche diverse da quella, caratteristiche sulle quali comunque non è qui il caso di soffermarsi;
- la gondola da Mestre o gondolone, usata per il tragitto da Venezia a Mestre od a Marghera od a Lizza Fusina;
- vi erano poi i burchi, che venivano anch’essi talora impiegati per servizio di traghetto più pesanti - persone e merci - tra Venezia e Mestre, Marghera, Lizza Fusina.
I traghetti, urbani e no, sia durante la Repubblica che dopo, erano numerosi; prima di ridursi al limitato numero odierno; l’esistenza di taluni fra i più antichi è documentata anche dalla menzione che se ne fa in alcune disposizioni di legge emanate tra il XIII e il XIV secolo: San Tommaso (vulgo San Tomà), San Geremia, San Samuele, San Benedetto (vulgo San Benéto), Santa Sofia, San Felice, San Canciano (per Murano), San Marco (per Chioggia), Cannaregio e Rialto (per Mestre e Marghera); e poi ancora per Lizza Fusina, per il Lido, per San Giuliano, etc.
E’ infine da far presente che alcuni fra quelli esistenti oggi sono stati rimessi in funzione negli ultimi decenni; prima che ciò avvenisse, i traghetti erano praticamente quasi scomparsi.