Le Corporazioni di Arti e Mestieri

 

Le prime associazioni di lavoratori a Venezia si fanno risalire ai primi decenni dell’XI secolo, tuttavia solo più tardi vennero fissate delle norme precise relative a ciascuna arte. Queste associazioni, nate dalla necessità di difendere gli interessi comuni di persone che esercitavano lo stesso mestiere, assunsero poi la denominazione di Corporazioni di arti e mestieri. Dette corporazioni, a differenza di quanto quasi ovunque avveniva, non ebbero mai peso politico, anzi lo Stato esercitava su di esse un oculato controllo attraverso apposite magistrature.

Fin dal 1173 il controllo fu esercitato dalla magistratura degli Justiciari; nel 1261 si ebbero due magistrature dette Giustizia Vecchia e Giustizia Nuova. Alla Giustizia Nuova furono sottoposte  dal 1299 le arti collegate al vino, come i Tavernieri e i Venditori di vino al minuto ed i bechéri (macellai), mentre alla Giustizia Vecchia rimasero sottoposte tutte  le altre arti, escluse quelle del vetro, della lana e della seta che erano soggette ad altre magistrature.

A capo di ogni associazione c’era un Gastaldo, eletto dai membri dell’arte e coadiuvato da collaboratori, che poteva essere destituito solo dal Governo. Egli doveva facilitare la corretta applicazione dello statuto dell’arte e curare la disciplina e la tecnica del mestiere. L’arte sovente si articolava in più rami detti Colonnelli, dei quali facevano parte coloro che esercitavano  mestieri affini.

Per esercitare un’arte bisognava avere una buona conoscenza del mestiere  e per raggiungerla era necessario compiere un periodo di apprendistato che si articolava in garzonato e lavoranzìa.

Il garzonato, che generalmente iniziava a 14 anni, durava dai cinque ai sette anni; si prestava poi servizio in una bottega come lavorante per altri due o tre anni ed infine, superata una prova alla presenza di autorevoli rappresentanti dell’arte, l’artigiano conseguiva la qualifica di Capomaestro ed aveva la possibilità di aprire una bottega. I figli dei capimaestri godevano di particolari privilegi: erano esentati dal tirocinio di garzone e lavorante e non dovevano superare la prova per diventare capomaestro. Tutto questo valeva in linea di massima; esistevano però delle eccezioni per talune arti.

Ogni arte possedeva un’insegna sulla quale erano raffigurati i simboli del mestiere e tale insegna era proprietà inviolabile garantita da rigorose disposizioni di legge. Chiunque avesse adottato un’insegna non sua o, peggio ancora, avesse falsificato il simbolo veniva punito con la massima severità.

Alla caduta della Repubblica, dopo l’effimero governo della Municipalità provvisoria, le corporazioni vennero abolite dal regime napoleonico.

 

torna su

vai all'elenco delle arti con le loro insegne

torna a biografia

torna a la moda a venezia

vedi anche venezia e l'acqua vol II